Data: 21 Settembre 2024
Meta: Pizzo Intermesoli
Difficoltà: EE+
Meteo e condizioni climatiche: min -1° max 10°sole battente e zero vento fino alle ore 10, nuvole e nebbia fitta dalle ore 11 sulle vette e dalle 13 anche in tutta la conca
Partenza: Campo Imperatore ore 6.30 circa
Ritorno: Campo Imperatore ore 17.30 circa
Soste: Alba vista dal Rifugio Duca degli Abruzzi (30 min.), polleggio alla Sella dei Grilli (1 ora), pranzo, ammazzacaffè e pennica in vetta (1 ora e 30 min.), varie soste per fotografie e (s)vestimenti del caso. Ritorno lento per nebbia da film horror
Descrizione:
Partenza ore 6,30 circa dal parcheggio di Campo Imperatore, quasi completamente vuoto. Salita a freddo irta ma veloce al Rifugio Duca degli Abruzzi per vedere l’alba panoramica e scattare foto (ore 7,00).
Ripartenza dopo circa trenta minuti per il sentiero, bellissimo, sulla cresta direzione Monte Portella. Silenzio totale, nessuna presenza umana, nessun animale, nessun refolo di vento. Un silenzio assordante, condito dai meravigliosi panorami ai lati dello spartiacque, sotto i primi raggi del mattino.
Discesa dalla cresta facile ma non banale, su sassi ed affioramenti, una manciata di punti esposti.
Ricongiungimento al quadrivio della Portella col sentiero da Campo Imperatore e diretto a Pizzo Cefalone. Consiglio la cresta dal Rifugio per il panorama unico, il sentiero a mezza costa è più monotono e noioso, sebbene più facile. Da qui parte il sentiero che scende in Val Maone e raggiunge la Sella dei Grilli passando dalle Capanne. Ho optato per il sentiero successivo.
Arrivo poco dopo alla Cresta della Portella (ore 8,30) da dove si gode di una veduta spettacolare sulle vette aquilane e teramane, tutta la Val Maone, la valle dell’Aquila ed in lontananza le altre vette dell’Appennino Abruzzese. Da qui parte un sentiero che scende nella Val Maone, passando sotto la parete est di Pizzo Cefalone.
ATTENZIONE: il primo tratto del canalino in discesa, 20-30 metri, è praticamente una frana, difficilissimo rimanere in piedi. Vi è una via più comoda e facile: tra la Portella e la Cresta della Portella vi è un evidente deviazione dal sentiero principale, uno stradello che vira a destra e sale di quota nel pratino, fino a raggiungere, zigzagando, due evidenti omini di pietra. Da qui lo stradello scende sotto cresta nella valle e si ricongiunge alla via dalla Cresta della Portella, DOPO il tratto instabile. Questa via è molto più agevole ma attenzione ad alcuni tratti esposti nel valico in cresta, dove è consigliato l’uso delle mani per un migliore equilibrio. Ho percorso questa via al ritorno, pentendomi di non averla fatta anche all’andata.
Discesa in Val Maone con nuovi punti di vista sul massiccio dei Corni e sul Cefalone proprio sopra la testa. Sentiero facile e abbastanza rapido da percorrere, senza grandi difficoltà e ben segnalato. Quando la strada inizia a risalire vi è un tratto con due passaggi su roccia molto facili (mi hanno ricordato il salire sugli scogli), con qualche metro di strapiombio sotto: bisogna aiutarsi con le mani e non farsi distrarre dai camosci che incominciano ad accompagnarci durante il percorso.
Da qui in poi è solo salita su ghiaione prima, e sassi e gradini terrazzati naturali fino alla cima: la Sella del Cefalone. Faticoso ma si sale in fretta ed il panorama è unico! Alla Sella si apre lo scenario più bello della giornata: da una parte la Val Maone con i due Corni a troneggiare; dietro l’anfiteatro sud della valle fino al Cefalone; davanti il Pizzo Intermesoli, che si staglia come una piramide in lontananza e a sinistra tutta la Valle del Venacquaro, perimetrata dalla cresta delle Malecoste, Cefalone, Wojtyla, Camarda, la valle lunare, Falasca, Venacquaro ed il superbo Corvo, che domina tra le valli come una vedetta. Panorama eccelso!
Da qui alla Sella dei Grilli è una volata, tutta praticamente in discesa, tranne una breve risalita su una cresta. Vi è anche un percorso a mezza costa ma consiglio quello in cresta, sia perché si gode di un panorama a 360 gradi, sia perché quello in basso, ripercorso al ritorno, ha un sentiero che in alcuni tratti non mi ha convinto, scendendo molto verso la valle.
Lungo il percorso si incontreranno due salti da sassi allo stradello sottostante, dove bisogna fare attenzione ed aiutarsi con le mani, non facendosi impaurire dallo strapiombo di lato. Si arriva con agilità alla Sella dei Grilli, vero crocevia tra valli, alle pendici dell’Intemesoli che appare in tutta la sua maestosità e pendenza (ore 10,00).
Pausa merenda, polleggio, sdraiato a prendere la caldisisma solina di metà mattina nel più assoluto silenzio, circondato dai camosci, per qualche tempo mi sono sentito in Paradiso. Alla fine è giunto un’escursionista che passava di là, due chiacchiere, e poi ha deciso di ritornare sui propri passi senza tentare l’ascesa.
Alle 11,00 inizia la parte più difficile: la salita alla vetta. Cominiciano a comparire le prime nuvole provenienti dal teramano, che risalendo la Val Maone, avvinghiano dai lati i massicci all’entrata della valle. La salita può essere divisa in quattro parti: la prima parte, iniziale, è irta e lunga, ma facile da affrontare. La seconda parte è su ghiaione abbastanza profondo, ed i piedi affondano: si fa molta fatica, per poi cedere il passo ad un terreno abbastanza instabile, con i segnali rossi non sempre visibili, dove bisogna cercare ad ogni passo la terrazzina migliore dove appoggiare il piede senza scivolare. La vetta si avvicina in modo clamoroso alla vista, ad ogni passo, data l’elevatissima pendenza, si ha ben presente il tratto di rocce davanti che corrisponderà all’ultima fatica. Il terzo tratto è il primo canalino, il pezzo più “tecnico”: un’arrampicata da affrontare sulla destra (si usano mani e piedi), dove sono presenti numerosi gradoni di pietra anche abbastanza alti, ma affrontabili. Vi sono numerosi appigli ed è meglio mettere via le bacchette per usare entrambe le mani. Si supera abbastanza agilmente, avendo anche molti scalini dove poter rifiatare. Guardando in basso si ha la percezione di quello che si sta facendo, e di quanto sia ripido il percorso per la vetta. Superato il primo canale si arriva all’ultimo tratto, quello che per me è stato più ostico: raggiungere il secondo canalino, subito sotto la vetta. La difficoltà è la scarsa visibilità dei segni rossi, pertanto ad ogni passo vi era il problema di trovare la via migliore per l’ascesa. Il terreno è pessimo, gli scalini nel terreno sono pochi e stretti, si scivola parecchio, e bisogna fare tantissima attenzione. Detto ciò, è una volata arrivare al secondo canalino, che si supera aggrappandosi con le mani alla fessure nelle pareti laterali e facendo forza con quelle, vista la scivolosità del terreno. Ultima rampa e si arriva in vetta (ore 12,30) in tempo per il pranzo. Sono accolto da una nebbia londinese di altri tempi, e da un gruppo di escursionisti partiti da Pietracamela, arrivati in contemporanea con me, ma facendo l’altro versante.
Chiacchiere in compagnia, pranzo al sacco, fuori gli alcolici (vino e birra), e grappa finale con foto di rito per chiudere bene l’ascesa. Purtroppo nessun panorama visibile causa nebbia fitta, ma ci si tornerà in condizioni di visibilità migliori.
Iniziamo la discesa verso le 14,00 tutti sullo stesso percorso, direzione Sella dei Grilli. Il sentiero è molto infido e pericoloso, con il malus della nebbia che ci permette di vedere solo a poca distanza. Bisogna avere la massima attenzione, non è una passeggiata e si registrano diverse scivolate, ma nessuna grave conseguenza.
Onestamente mi sono divertito tantissimo in discesa, all’andata mi preoccupavo per come sarei sceso, invece, sempre con le dovute attenzioni e precauzioni del caso, l’ho trovata più facile della salita, complici i grappini in vetta e la compagnia piacevole con la quale disquisire durante il rientro e darsi sostegno e una mano nei passaggi più delicati.
Alla Sella dei Grilli ci salutiamo, il gruppo scende per tornare a Pietracamela dalla Val Maone, ed io ritorno sugli stessi passi dell’andata, verso Sella del Cefalone, in piena nebbia.
E’ una sensazione stranissima camminare nella nebbia, perché si perdono tutti i punti di riferimento: gli stessi posti osservati all’andata sono diversi e ti sembra spesso di essere fuori sentiero.
Invece della via di cresta mi sono ritrovato, non so come, sulla mezza costa e alcune volte improvvisamente fuori sentiero (che comunque era a pochi passi) a scendere verso la valle del Venacquaro, per risalire in carreggiata lungo dei tratti non proprio banali, sebbene fossero pochi metri. Il lato positivo è l’aver evitato i due salti sui sassetti con strapiombo in salita. Fate sempre molta attenzione. Per fortuna i segni rossi, una volta ridisceso nell’anfiteatro, erano ben visibili (sono comunque uscito di sentiero subito dopo la discesa, sul tratto in ghiaione, avvicinandomi alla parete del Cefalone, salvo poi rientrare sul sentiero ufficiale in derapata sui talloni per una ventina di metri); il sassone sotto al Cefalone è inconfondibile anche se i due lati sono molto diversi, ma la dimensione (è grosso come una casa di quattro piani o più) è inconfondibile, e la frana della Sella Portella evitata col sentiero di cui sopra.
Rientro dal Passo del Lupo, lungo la mezza costa e arrivo alle 17,30 circa al parcheggio.
Nonostante le basse temperature ho bevuto quasi tre litri di liquidi (non contando le bevande del pranzo), undici ore totali (con tante soste ed infinite pause fotografie – scusa eccellente per rifiatare), ma nel complesso poca stanchezza e tanta voglia di rifarlo, in una giornata con la visibilità che questo posto meraviglioso merita.
Gallery fotografica: