Reportage ultime escursioni:
- 2024 – Settembre: Gran Sasso London Style
- 2024 – Luglio: Gran Sasso e dintorni, parecchi dintorni
- 2024 – Giugno: Classiche dei Monti Sibillini
- 2023 – Ottbre: Monti Sibillini toccata e fuga
- 2023 – Settembre: Montagna Grande e Terraegna – PNALM
- Monte Amiata Quattro Stagioni
Viaggi e viaggiare:
C’è differenza tra viaggiare per svago, relax e divertimento e viaggiare per immergersi nell’anima dei luoghi visitati.
Entrambi sono modi meritevoli di visitare nuovi posti, per vivere nuove esperienze e per tornare a casa con qualcosa dentro che resterà a lungo, se non per sempre.
Personalmente tendo a preferire la seconda versione, è una questione di gusti e di soddisfazioni che riesco a trarre dall’esperienza: viaggiare, per turismo, lo percepisco più un divertimento “fast food”, ti sazia, ti riempie, ma poi si passa a quello che viene dopo. Vivere un luogo, percepirne l’anima, capire ciò che la Natura trasmette nelle sue mille sfaccettature e nei suoi mille colori e profumi è qualcosa di indescrivibile. Anche le città sono permeate da quest’aura leggera come un soffio, ma percettibile, che le rende uniche e vive: chi ha camminato per le vie di New York, o Praga ma anche Roma e Torino, avrà percepito quel qualcosa “in più”, di strano nell’aria, che la maggior parte dei luoghi non ha. Così la Natura, amplificata per mille.
Quando viaggio ho due tipologie di escursione: in compagnia, o da solo. Entrambe hanno i loro pro e contro.
In compagnia è bello perché sei con qualcuno, in caso di bisogno non si è mai da soli, in un rifugio sei circondato da compagni con i quali fare baldoria, tra una bottiglia di vino ed una partita a carte. Situazioni cameratesche che riportano alla gioventù ed alla spensieratezze delle “zingarate” toscane.
Da solo, per rifugi od in tenda, non hai compagnia se non quella che trovi lungo il percorso o in loco. Hai la possibilità di entrare in contatto, più in profondità, con te stesso e con il luogo. Camminare da solo è una cosa molto intimista ed introspettiva, senza suoni né musica se non i rumori che ti circondano, animali o vento, le foglie del bosco, molto spesso silenzi assordanti che ti permettono di entrare in contatto diretto, senza filtri o intermediari, con ciò che ti circonda. Ed è bellissimo fermarsi al bar del paesino, o al rifugio sperduto, e scambiare due chiacchiere in tranquillità con l’anziano del posto, foriero di antica saggezza e storie locali, altrimenti difficili da recuperare.
Quale che sia il motivo del viaggio, l’importante è avere il coraggio di avventurarsi nel bosco, perché senza nessuno che entri nei boschi non avremmo più fiabe da raccontare.
DISCLAIMER:
Viaggiare, che sia per mari, monti e colline, è un’esperienza che ha i suoi rischi, non sempre quantificabili a priori. Quello che troverete nei miei taccuini di viaggio sono la mia personalissima esperienza, e le mie personalissime impressioni. Ogni persona ed ogni escursione è diversa dall’altra, molto dipende dalle condizioni fisiche, dalle condizioni mentali, dal meteo, da quello che si è mangiato a colazione, pranzo o cena. Quando descrivo come “facile” un passaggio significa che quel passaggio, per le mie competenze, esperienze, e per la situazione in quel momento era facile. Il che non vuol dire che sia altrettanto “facile” per un’altra persona, magari un passaggetto di primo grado su roccia a strapiombo è un limite invalicabile.
Declino ogni responsabilità per le vostre interpretazioni delle mie esperienze.
Pertanto ogni volta che vi avventurate da qualche parte:
– Informatevi bene sul tragitto da compiere e le difficoltà oggettive che esso presenta, e chiedetevi prima di partire se siete in grado di affrontarle;
– Abbiate sempre un piano B se le cose dovessero andare male: maltempo, infortuni, batteria del cellulare che si scarica col freddo, calcolo sbagliato delle tempistiche sono sempre dietro l’angolo. Abbiate sempre, quando possibile, cellulare carico, un powerbank d’emergenza, un satellitare GPS in caso di zona non coperta o l’app Georesq per chiamare i soccorsi dal telefono, acqua e viveri sufficienti (e ripeto ACQUA, ACQUA, tanta ACQUA), kit di primo soccorso con dentro magari coperta termica, scaldini per mani e piedi e bivvy bag per pernotto all’addiaccio: costano una sciocchezza, occupano pochissimo spazio e salvano la vita “quell’unica volta che”;
– Dite sempre a qualcuno dove andate, il percorso che intendete fare e l’orario indicativo di ritorno. Ok, se andate a funghi il posto esatto solo ai familiari;
– Siate consci dei vostri limiti: un conto è fare l’ultimo strappo di dieci metri prima della vetta, un’altra è essere lessi a metà percorso: quando non si ha gamba si torna indietro e si ritornerà un’altra volta. Senza eccezioni: rischiate la vita nella peggiore delle ipotesi, o rovinerete l’escursione ai vostri compagni nella migliore;
– Controllate il meteo e la sua evoluzione nel corso della giornata, su più siti e prima di partire. Se piove non si esce e se lo si fa si sia ben consci che il terreno sarà fangoso, si scivolerà, ci si insoglierà come suini e ci si bagnerà con o senza gusci antipioggia;
– Il peggior nemico dell’escursionista è il vento: non sottovalutatelo – ogni 10 km/h la temperatura si abbassa di circa 3° – abbiate sempre qualcosa per coprirvi, basta un semplice antivento da pochi euro e pochi grammi nello zaino. A seguire sete (vedi sopra: ACQUA, ACQUA, tanta ACQUA) e fulmini: leggete qualche tutorial online, perché si rischia seriamente la vita;
– Buff, cappellino, guanti, scaldacollo: sono accessori utili in tutte e quattro le stagioni: non dimenticateveli mai, servono sempre o quasi anche in estate;
– Utilizzare scarpe e abbigliamento tecnico, sempre e comunque se possibile: il cotone MAI (no jeans e controllate le magliette); con le infradito, o in sneaker, non si sale in cima alle vette. Si può fare, ma non è il caso se non si è Messner e ve ne renderete conto in discesa…